Come capire se siamo abbiamo un rapporto sano con la pulizia o se invece siamo patologicamente ossessionati dallo sporco?
Non si ripeterà mai abbastanza quanto la civiltà sia fondata sulla pulizia. Proviamo a pensare cosa sarebbe la nostra vita quotidiana, in termini di decoro e stile, per non parlare del lato igienico-sanitario della cosa, senza la sollecitudine per la pulizia. Non solo per quel che riguarda la casa, ma anche quella casa comune che è la terra.
Ma come tutte le cose anche l’amore per la pulizia però può degenerare e trasformarsi da passione utile in ossessione opprimente capace di compromettere e rovinare non solo la nostra esistenza, ma anche quella degli altri. Un idolo, insomma, al quale tutto sacrificare. Soprattutto con la pandemia abbiamo visto diffondersi una vera ansia da contaminazione.
Nelle chiese ancora oggi c’è chi si rifiuta di scambiare il segno della pace – stringere la sozzissima mano altrui? non sia mai! – e non manca chi corre in lavanderia se si accorge che qualcuno ha accidentalmente sfiorato la sua giacca. Per non parlare di chi va in panico se sente qualche colpo di tosse. Insomma, la situazione non è rosa.
Come capire se siamo ossessionati dalla pulizia
Si parla infatti di misofobia (da mysos, sporco e phobos, paura) per indicare la paura esagerata di toccare qualcosa per timore di infettarsi o contaminarsi. Si tratta di un sintomo tipico delle nevrosi ossessive che spesso si manifesta sotto la forma di una coazione a lavarsi.
Il misofobo nutre un vero e proprio terrore all’idea di entrare in contatto con la sporcizia. Per questo motivo moltiplica gesti e precauzioni igieniche, quasi sempre inutili. Esistono anche una serie di sintomi della misofobia. Si palesano sotto forma di ansia, eccessiva sudorazione, nervosismo cronico, accelerazione del battito, nausea.
La pulizia come ossessione dunque. Chi soffre di misofobia è continuamente a rischio di cadere nel panico. Non si sente mai rilassato e crede di essere incompreso. Cerca rifugio nell’impossibile perfezionismo di un mondo senza il pericolo di germi e batteri. Praticamente un’utopia (che letteralmente significa un luogo che non esiste).
Non solo: chi soffre di misofobia non fa altro che rincorrere compulsivamente notizie su nuovi possibili focolai di virus, morti, contagiati, vaccini, nuove cure. In sostanza rischia pure di precipitare a capofitto nel doomscrolling: l’ossessione per i disastri, la dipendenza da cattive notizie. Inutile dire che così facendo la vita quotidiana rischia di diventare un incubo.
La misofobia infatti è invalidante: fa appassire le relazioni umane, riveste il mondo di un cupo grigiore. Non è facile guarire dalla misofobia. Farmaci come gli antidepressivi triciclici possono dare qualche sollievo e addirittura alcuni medici arrivano a proporre trattamenti molto invasivi come un elettrodo piantato nel cranio. Come spesso capita, la migliore medicina sarebbe forse la prevenzione di un fenomeno decisamente sottovalutato.