Bimbo ha il costume rosso e le dita nel naso. Della mano destra. E perlustra con ricerca attenta e metodica. Poi ci fa una pallina. Gli viene perfettamente sferica. Adesso la schicchera con due dita prendendo bene la mira. E colpisce la schiena del padre.
Che si brusca sotto il sole di luglio, equamente ripartito tra stipendi a quattro zeri e salari incazzati. La melanina è roba per tutti. Chi più, chi meno.
Il padre non risente dell’impatto. Per forza. Evento ponderale ai limiti della misurabilità. Colpito.
Bimbo si tocca e vorrebbe fare un bel nodo. Pensa “quando sarò grande ce la faccio. A farci il nodo”.
Beata speranza.
Poi si mette le dita in bocca.
Quelle della mano destra.
Sappiano che non è mancino.
È già qualcosa.
Bimbo pensa di nuovo.
“Mio padre ha la schiena pelosa e certe volte fa dei rumori quando dorme”.
Con la mano sinistra potrebbe scaccolarsi un orecchio. E lo fa.
Pallina di cerume.
Questa gli viene più grossa.
“Mio padre ha i nei sulla schiena. Chissà chi glieli ha disegnati…”
Ne aggiunge uno. Ditino spiattella pallina. Neo nuovo.
Il padre bofonchia. Onomatopeico. Bofonchiare. Rende l’idea.
La sabbia è una cosa strana. Ci fai le palline belle lisce se la bagni.
Poi le puoi tirare.
Mi sa che tuo padre s’incazza. Fermati Bimbo. OK, così va bene.
Bimbo si mette la palla di sabbia nel costumino. Ora sembro papà. Ci farò un sacco di pipì, da grande. Quando ce l’avrò bello grosso. Anche un nodo ovviamente. Ovviamente è una parola che gli piace. La dice sempre suo padre.
Bimbo guarda la mamma. La mamma è unta e puzza. Si spalma una cosa giallastra. Poi quando lo abbraccia è scivolosa.
Bimbo prende le card. Dragobiancoocchiblu. Vale un sacco di punti. Come sentirsi ricco.
Bimbo guarda le onde. Sono rotonde e fanno la schiuma. Chissà se è buona. Bimbo assaggia la schiuma. Anche un poco di sabbia. Non molto buona. La signora con il costume brasiliano e le pieghe sul sedere lo guarda e gli fa “no” con la mano. Bimbo fa spallucce.
C’è un gabbiano. Bimbo muove le braccia sperando in un volo leggero. Niente da fare. Il padre si gira su un fianco. Bimbo lo guarda.
Anche qui niente da fare. Dorme il sonno del giusto.
È tutto sudato. Un filo bianco gli pende dal labbro. Gli ci vorrebbe il bavaglino. Mamma legge una cosa. Ci sono foto di attori e cantanti.
Tutti luccicanti. Sono sudati anche loro. Poi ci sono immagini di un deserto e di carrarmati. Anche di uomini che gli mancano braccia e gambe. E sono un po’ attorcigliati in mezzo alla polvere. Bimbo le ha viste. Non sono belle.
Bimbo pensa che la sabbia bagnata è una grande invenzione. Guarda, è come la crema di mamma. Se la spalma sulla faccia e sui capelli. Fresca.
La signora di prima fa ancora no. Papà dice sempre una cosa, in questi casi. Tipo “ca**i miei” o roba del genere. A saperlo dire si potrebbe ripetere. Però a Bimbo gli esce solo “GGGHHH!” Ma l’ha pensato.
Mamma ha gli occhiali da sole. Per guardare senza vedere. Mamma dice che ha paura degli arabi. Perché hanno un dio cattivo.
Il padre si stira e sbuffa.
Bimbo si leva il costume. Poi fa una buca e lo seppellisce. Perché è rosso. Papà dice sempre delle cose sui rossi. Al cimitero, dice.
Allora Bimbo decide di passeggiare. Passeggia. È una cosa piacevole.
Bimbo pensa che il mare è strano. È morbido e liquido. Se ci cadi non ti fai male. Mamma dice sempre che l’acqua è un regalo di dio. Quindi il mare è un regalo grandissimo. Allora Bimbo entra nell’acqua.
Si sta proprio bene, perché è fresca.
Papà e mamma lo portano in chiesa ogni domenica. Sarà per ringraziare di quei regali. La chiesa è un posto speciale. È fresca è c’è una croce con sopra un uomo. Non sta tanto comodo. Tutti lo guardano e fanno dei segni. Poi quando finisce stanno là fuori a dire cose sui vestiti di una o sulle corna di un altro. Ma le corna le hanno le mucche. Infatti certe volte suo padre saluta delle signore e quando vanno via sussurra “vacche”.
C’è una bambina col salvagente laggiù. Caspita, non ce l’ha. È il caso di controllare. Bimbo fa ciao con la mano e Tata risponde. Poi ridono e galleggiano un po’. Anche Tata ha un padre e una madre. Anche Tata ha un sole che stanca e addormenta. Si potrebbe passeggiare insieme. OK.
Bimbo e Tata hanno gambette veloci. C’è quel monumento, laggiù. Di tutti i colori. Si potrebbe vederlo per bene. Magari da vicino.
Bimbo e Tata guardano in alto. Luce e forme rotonde. Potrebbero dire “che bello” a sapere parole.
Fanno solo “GHHH” invece, ma vale lo stesso.
Guarda, i piccioni! Mica li prendi a corrergli dietro. Però è divertente.
Su in alto passa un aereo. Fa una lunga scia di zucchero filato. Magari porta a spasso la fata turchina. Non è più tempo di scope volanti.
Le scope servono a fare altro. Dice la mamma. A tutte quelle signore con la pelle scura che stanno lungo la strada. Babbo dice che è la fine che si meritano. Scopare per strada. Si vede che è tanto sporca la strada.
C’è un ragazzo che mangia la pizza. Bimbo e Tata lo guardano attenti.
Ora di merenda. Il ragazzo ha lo sguardo gentile. Ne stacca due pezzi e glieli allunga. Grazie signore. Sono tutti signori, a quell’età.
Mamma dice di non prendere caramelle. C’è gente cattiva che tocca i bambini. Ma era la pizza. A posto, allora.
Bimbo e Tata si siedono sotto una palma a contare formiche. Le fanno salire sulle braccia e ridono per il solletico.
Poi corrono un po’ per fare una gara. Non importa chi vince. Tata ha gli occhi che sanno di buono.
Adesso tirano i sassi nell’acqua. Bimbo fa certi lanci… con la mano sinistra. Allora forse è mancino.
Corri che ti corri. Bisogna tornare. Forse era di là.
Quella è la mamma di Tata. Ok, ciao Tata, è stato un piacere. La mamma di Tata sembra arrabbiata. Però dopo l’abbraccia.
Bimbo cerca un riferimento. Le pieghe della signora. Un poco più rosse di prima, ma sono quelle. Anche la faccia scocciata.
Bene. Ora si può riposare.
Mamma sbadiglia. Si gira e sorride. Bimbo fa ciao e sorride anche lui. Papà si stiracchia e dice “È ora di andare. Devo passare dal commercialista. Rischio che mi tocca pagare davvero, quest’anno. Come un coglione qualunque. Dov’è il piccolo?”
Papà dice sempre che pagare le tasse è da coglioni. Però dice anche “non mi rompere i coglioni”. Bimbo pensa che forse tra qualche anno capisce.
La madre indica. “Il costume?”
Bimbo scava con le manine paffute. Alza il trofeo. Rosso e insabbiato.
“Ti sei annoiato, piccolo?”
Bimbo indica il mare, e poi il gabbiano, e poi quel monumento laggiù, e poi…
“Mi sembra che ha freddo, vedi come si agita?”
Bimbo scrolla le spalle. E’ complicato essere grandi. Troppe cose da pensare. Tata è simpatica.
Gli piacerebbe andare insieme con lei all’asilo.
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